Superbonus e “Salva Milano”: perché due pesi e due misure?
Negli ultimi giorni, il dibattito sulla cosiddetta norma “Salva Milano” ha suscitato ampio interesse, in particolare dopo l’editoriale di Umberto Fantigrossi pubblicato sul Sole 24 Ore il 21 marzo. L’attenzione della politica e dei media si è focalizzata sulla necessità di tutelare gli acquirenti di appartamenti nei grandi progetti edilizi di Milano, cercando soluzioni normative rapide ed efficaci per regolarizzare la loro posizione. Un’attenzione che, però, contrasta con il silenzio assordante riservato alle decine di migliaia di cittadini, professionisti e imprese che si trovano a fare i conti con le incertezze normative legate al Superbonus.
Da mesi, assistiamo a un’escalation di contenziosi tra imprese e condomini, professionisti e utenti. Il blocco della cessione del credito e le modifiche retroattive alle normative hanno lasciato migliaia di famiglie con case sventrate e imprese al collasso. Noi, come Federedilizia, denunciamo da oltre due anni questa situazione di caos nei tribunali e abbiamo più volte presentato proposte concrete per risolvere la crisi. Anche il 14 marzo, in occasione dell’incontro con il vice ministro Leo e il consigliere economico del ministro Giorgetti al MEF, abbiamo avanzato soluzioni che inizialmente sono state accolte con favore, ma che sono state poi disattese con l’emanazione del Decreto Legge 39, aggravando ulteriormente il quadro normativo e finanziario.
Il Superbonus, seppur con le sue storture e speculazioni, è stato una misura pensata per il bene collettivo, con l’obiettivo di accelerare la transizione ecologica, ridurre le emissioni e mettere in sicurezza il disastrato patrimonio immobiliare italiano. Ma invece di correggere le criticità, la soluzione scelta è stata quella di sabotare il tutto retroattivamente, minando il principio del legittimo affidamento, una delle colonne portanti dello Stato di diritto. Eppure, non c’è stato alcun “commissario straordinario” per questi cittadini.
Nessun articolo sul Sole 24 Ore che gridasse all’urgenza, nessun appello ai poteri emergenziali, nessuna pietosa invocazione al salvataggio morale del contribuente onesto intrappolato da norme pasticciate. Al contrario: i “furbetti del 110%” sono stati messi alla gogna, come se tutti fossero colpevoli a prescindere. Le conseguenze di questa incertezza normativa sono devastanti: i tribunali sono ormai sommersi da azioni giudiziarie e contenziosi, e in alcuni casi le difficoltà economiche e il senso di impotenza hanno portato persino a gesti estremi da parte di imprenditori e cittadini coinvolti.
Ci chiediamo: perché per alcune categorie si attivano commissari straordinari, percorsi di regolarizzazione e poteri emergenziali, mentre chi ha investito in buona fede nella riqualificazione del proprio immobile viene abbandonato?
Chiediamo con urgenza che il governo e il parlamento impieghino le stesse energie e gli stessi strumenti utilizzati per il “Salva Milano” per risolvere il caos normativo e finanziario lasciato dal Superbonus. Le imprese, i professionisti e le famiglie che hanno creduto in questa misura non possono essere trattati come cittadini di serie B.
È giunto il momento che la politica adotti un approccio equo e coerente, offrendo soluzioni concrete a tutti coloro che sono stati colpiti da queste scelte normative. Solo così potremo ristabilire un principio fondamentale dello Stato di diritto: la certezza delle regole e la tutela di chi si affida alle normative vigenti.